L’ultimo anno non è stato facile perchè ne sono uscito dopo essere rimasto deluso da me stesso e da chi mi stava intorno al termine del 2023 e con stimoli da ritrovare in questo 2024. Ora invece le cose stanno cambiando perchè sono finalmente tornato ad “allenare” come intendo io e lo sto facendo con un gruppo ce ha molto bisogno ma che allo stesso tempo promette tantissimo. Siamo riusciti a partire con questa avventura dal RITIRO a cui tengo tanto e in cui credo molto per poi passare dal lavoro di tutti i giorni, i problemi, gli errori, le vittorie e le sconfitte … stiamo prendendo il passo e stiamo crescendo. Tutto questo fa tornare voglie e stimoli e nei prossimi giorni torno a scrivere sul mio sito/blog sia dal punto di vista tecnico che da tutti gli altri.
Un passo alla volta stiamo ritrovando la nostra anima, le motivazioni e gli obbiettivi da inseguire per crescere, migliorare e soprattutto tornare a divertirsi. L’ultima partita persa in casa 7-1 che all’andata avevamo perso per 21-0, ha mostrato coraggio, voglia, grinta e consapevolezza. Il Calcio giovanile è e deve essere questo. Ma ne riparleremo più avanti. Nel frattempo lavoriamo sodo e teniamo un profilo molto basso, concentrati sui nostri obiettivi.
Mi sono trovato spesso a dire che il Calcio non è una scienza esatta e che nessuno può dire di sapere tutto e di avere ragione, ma col passare del tempo mi trovo anche a pensare che il Calcio sia una cosa e le Opinioni un’altra e, finché si darà più peso alle opinioni e si rispetta poco la competenze e l’esperienza delle persone, non si andrà da nessuna parte. Allo stesso tempo bisogna essere consapevoli che i ragazzi oggi non sono più quelli di ieri, che a loro volta non sono più quelli dell’altro ieri e avanti così a ritroso nel tempo, ma è normale e aggiungerei anche “meno male”, e questo deve indurci a cercare di evolverci con loro, sia per essere aggiornati sia per essere sempre vivi, al passo con i tempi, ottenendo gli stimoli nuovi che ci servono. Oggi per scelta personale ho deciso di ributtarmi nel calcio che “non” conta, in quello dove i ragazzi hanno più bisogno, dove posso ritrovare quella voglia e quei stimoli per migliorarmi “migliorando”, cercando di dare ad un gruppo di ragazzi in difficoltà quelle risposte che non hanno e che forse non stanno cercando perché non sanno come fare. Insomma … torno alle origini per ritrovarmi. Sembra molto romantico e forse lo è, ma dentro di me è una necessità oserei dire fisiologica. Tutti dovrebbero rimettersi in gioco nel momento in cui si sentono persi, abbandonando l’orgoglio di quelli che non vogliono ammettere di non stare bene … che se poi non lo fanno è peggio. Un gruppo senza speranza non è mai veramente senza speranza, gli manca solo lo spunto giusto per cercare una strada da percorrere e in questo momento ho voglia e bisogno di buttarmi in una avventura come questa, proprio forse per ritrovare anche me stesso.
Si riparte con nuovi stimoli dopo le delusioni degli ultimi anni, prima dove le promesse di qualcosa di livello sono state smentite, poi dove gli eventi hanno spinto la Società a fare una scelta che non ho mai compreso e tanto meno condiviso e risultata assolutamente inutile se non peggiorativa, per i ragazzi in primis poi ovviamente per me che sono rimasto bloccato per 6 mesi. Ora riparto dal Centro Schiaffino dove sono arrivato casualmente e dove ho trovato un ambiente sano con un progetto e degli obbiettivi, dove lo sport e i ragazzi sono al centro di tutto, dove tutti si danno da fare per il bene di tutti e dove mi hanno accolto con calore. Arriva il momento di cominciare questa nuova stagione, con dei ragazzi che già posso dire essere fantastici, motivati e tutti insieme determinati a cercare raggiungere il miglior risultato possibile. Una nuova sfida comincia e sono carico a mille. Daremo tutto ? Daremo il 110% !!!
Sembra una domanda senza molto senso, in realtà ne ha e parecchio. Quando si parla di Calcio a livello giovanile diciamo sempre che i ragazzi in primis devono divertirsi, giocare, fare gruppo e imparare a stare con gli altri … e fin qui siamo tutti d’accordo (spero), quando arriviamo nelle categorie agonistiche dai 13 anni in su, per il fatto stesso che si chiamano “agonistiche” non si può escludere o declassare il concetto di “competizione” ad un obbiettivo di scarso valore, anzi, il contrario. Tuttavia è di difficile gestione da parte di un allenatore, perché si deve trovare il giusto connubio tra tutti i vari aspetti. Partiamo dal fatto che i ragazzi crescendo, soprattutto per chi decide di fare qualcosa di più che giocare in oratorio (anche se il poi il concetto vale per tutti), devo cominciare a capire il significato della “Competizione” perché non è relegato solo all’ambito calcistico o sportivo, bensì anche al lavoro e quindi anche alla vita stessa. Tornando ai ragazzi, la prima attenzione va nella loro formazione tecnica individuale e collettiva, perché devono assimilare almeno la base, le fondamenta di quello che poi impareranno crescendo, ma spesso vengono trascurate mettendo davanti il risultato calcistico dei campionati sfruttando il fisico dei ragazzini più sviluppati. Piccolo particolare … NON CRESCONO TUTTI NELLO STESSO MODO E CON LE STESSE TEMPISTICHE. Succede quindi che anche chi è promettente rischia di non poter crescere tecnicamente quanto potrebbe perché messo in secondo piano per poter vincere o competere al massimo in un campionato di 13 o 14 anni … in questo modo il livello tecnico dei nostri giovani non crescono. Poi troviamo allenatori che invece pensano ad insegnare a giocare a calcio, a prescindere dai risultati, in modo che possano avere qualche chance in più crescendo e in prospettiva per campionati più importanti. Come in tutte le cose ritengo che la soluzione migliore stia nel mezzo, il cosiddetto “equilibrio” tra i vari pensieri, perché competere per vincere alimenta l’agonismo e i relativi stimoli che servono a raggiungerlo, ma senza trascurare il fatto che bisogna anche imparare a farlo nel modo giusto senza sacrificare la qualità che possono avere ragazzi dei meno fisici e senza esaltare ragazzi che fisici che invece avrebbero bisogno di crescere tecnicamente. Quindi lode a tutti i Mister che si adoperano con fatica ma anche con tanta passione a raggiungere il massimo risultato in equilibrio con tutto quello che serve per far crescere il nostro calcio, perché quando i ragazzi saranno grandi dovranno essere in grado di giocare al miglior livello possibile, migliore di quello che abbiamo adesso.
Partita a senso unico già dalle prime battute e se da un lato l’esperienza di Ancelotti e dei suoi giocatori poteva tenere banco, Guardiola e i suoi ragazzi hanno dimostrato come in campionato che quest’anno “non ce n’è” per nessuno. Pur non segnando Haaland, sono riusciti a rifilarne 4 al Real Madrid che non è mai riuscito ad impensierire la squadra inglese, se non col tiro da lontano di Kross che si è stampato sulla traversa. Le statistiche riportate sotto dicono tutto ma anche poco. Partita da vedere e chi se la fosse persa … peccato. Meritatissima vittoria, per gioco, determinazione, voglia … per tutto. Spendere altre parole per questa squadra è superficiale e inutile, non si riuscirebbe a darne il giusto valore. Resta da rimanere a guardare la finale contro l’Inter del 10 Giugno a Istanbul che potrebbe essere la volta buona per Pep che insegue col Manchester City la vittoria della coppa dalle grandi orecchie ormai da anni.
Andando oltre lo stato di Tifoso, mi trovo a fare il mio resoconto di una partita che invece di essere combattuta, dato che partiva da un risultato di 1-1, è stata scialba, senza alcun piacere di guardarla. Per una parte c’è stato il piacere di veder vincere la propria squadra e andare in finale, ma entrambe le squadra (soprattutto la Juventus) hanno fatto vedere del gran NON-CALCIO. Ingaurdabili, errori banali che nemmeno nelle scuole calcio si possono vedere, lenti, insicuri, ma l’Inter ha meritato anche solo per l’impegno che ci ha messo e la cattiveria nel settore più avanzato. Quindi … cos’è successo? Come mai questo atteggiamento da entrambe le squadre ? La mia prima impressione è stata quella di vedere due squadre “spompate”, stanche, arrivate in fondo con fatica, ma sembra anche che abbiano voluto tirare il freno a mano per il campionato, che non è ancora finito, ma su quest’ultima non sono molto convinto. Sembrava tutto già deciso prima della partita. L’unico a cui dare un voto più che positivo nella formazione della Juventus è Perin, con una parata strepitosa nel secondo tempo, mentre nell’Inter più pimpante qualche sufficienza in più la darei, come a Di Marco, Dumfries, Barella … ma anche qui non si naviga sulla sufficienza complessiva. Stiamo parlando di una semifinale di coppa Italia, non di una amichevole di beneficienza, non riesco a giustificare un atteggiamento del genere da entrambe le parti. L’inter gioca di rimessa e quando attacca lo fa in modo più compatto e corale, andando spesso almeno in parità numerica e comunque decisa, pur non pungendo eccessivamente. La Juventus che invece si difende faticosamente, quando attacca lo fa in modo disordinato, senza idee, con grandi insicurezze. Vedere Rabiot che con la palla ai piedi non sa cosa fare, Kostic che dopo 15 minuti ha il fiatone, Locatelli sbagliare controlli e passaggi come fosse un giocatore d’oratorio, e altro ancora, lascia molto amaro in bocca. Qui si può dare la colpa a chi si vuole, ormai ci sono i filoni contro gli allenatori, contro alcuni giocatori, contro la dirigenza, ma queste squadre non meritano nemmeno di essere dove sono, con tutto il business che ci gira intorno, mentre Fiorentina e Cremonese … bèh … quella sarebbe stata la finale giusta e invece è solo una semifinale. Alla Juventus si deve però dare atto che con la situazione che sta vivendo con la giustizia sportiva, non può essere tranquilla e tanto meno serena, ciò nonostante Allegri e il suo Staff sono riusciti fino ad ora a gestire la situazione e ad arrivare fin qui ad essere terzi in campionato … insperabile. L’inter si trova in un ottimo momento di risultati, ma visto ieri sera non di forma.
Siamo arrivati per molte categorie dilettantistiche alla resa dei conti finale, quella dove si fa il punto della situazione e di come è andata la stagione sportiva. Finiti i campionati ci sono ancora situazioni in bilico con scenari che vanno dalla retrocessione (o salvezza) alla promozione e facendo i conti con quello che è stato l’operato della stagione, che si tratti della società o dei ragazzi. Tutto si concentra negli esiti finali della prima stagione tornata “completamente” alla normalità dopo più di due anni assurdi, ma che ora ci ripropone sensazioni che non ricordavamo più. Si torna a parlare del problema degli arbitri, che purtroppo sono pochi e spesso messi nelle condizioni sbagliate per fare la loro parte, impreparati magari anche per certe categorie e bersagli di tutti, tifoserie e società sportive, la ma cui responsabilità dovrebbe ricadere principalmente sull’AIA e sui regolamenti. Si torna a parlare della situazione dei campi, naturali o sintetici, ma soprattutto utilizzabili o inutilizzabili per la qualità e lo stato in cui si trovano, tanto da trovare più spesso conforto in campi naturali fantastici nei paesi fuori dalla metropoli al contrario di campi sintetici devastati perché costa troppo rifarli. Si torna a parlare di tante cose ma restano indietro sempre le cose più importanti come IL CALCIO E I RAGAZZI. Trovo sempre più importante la crescita prima umana e poi tecnica dei ragazzi nell’ambito di società sportive che ormai per lo più incarnano o sostituiscono l’oratorio che non esiste più nelle forme di 30/40 anni fa e serve un cambio di passo rispetto al passato. I principi dovrebbero essere sempre quelli: – divertirsi, sempre e comunque, senza limiti di età – la tecnica si insegna giocando con i piccoli e man mano che crescono; – la tattica va dimenticata fino almeno all’agonismo e comunque non è il centro dell’insegnamento del gioco del calcio; Oggi ci si trova ad allenare in società impreparate, disorganizzate e senza competenze, dove non è chiaro come si debba lavorare per formare e far crescere i ragazzi nel calcio, ma credo che spesso non sia quello il loro obbiettivo. Rimane ora comunque la speranza che il futuro porti tutti a capire e ad agire di conseguenza anche per il bene di questo sport che amiamo tutti.
Non vi nascondo che l’1-4-3-3 è il modulo che mi piace di più per duttilità ed equilibrio, ma non vuol dire che non sia disposto o disponibile ad appoggiarmi ad alternative. Come sempre vi parlo del mio personale pensiero e non di una unica verità che diventi legge, ma è il “secondo me” e non starò a ripeterlo durante lo scritto, lo do per scontato. Di certo non sono un difensivista, cosa che ho più volte espresso, quindi cerco di spingere i ragazzi in avanti. Più che dal modulo bisognerebbe partire dalle caratteristiche dei ragazzi e capire fin dove ci si può spingere, cosa si può ottenere in base a quello che vorrei ottenere. In un contesto come questo io vorrei due terzini di buona gamba, capaci di marcare e di rientrare velocemente, non necessariamente grandi e fisicati. Per i Centrali invece il fisico non guasta, anzi, è fondamentale oltre alla buona marcatura e la rapidità di uscire in ripartenza. C’è un ruolo che considero “ibrido” tra Difesa e Centrocampo: il mediano (basso). In fase difensiva importantissimo per la chiusura negli spazi centrali da dove possono partire sponde o palle filtranti, ma soprattutto perchè in fase di ripartenza deve alleggerire lo stress in difesa e impostare, ragionando e agendo rapidamente, senza troppi fronzoli, ma con una grande sicurezza sia dei propri mezzi che dei compagni. In un contesto con il 1-4-3-3 le mezzali aiutano la difesa sia in fase di ripartenza dando aria conquistando lo spazio, sia in fase difensiva insieme al mediano chiudendo l’ultimo passaggio prima che arrivi ai centrali o comunque in area.
Un esempio tratto da Youtube di come allenare il 4-3 difensivo