In questo periodo di assenza dal rettangolo di gioco mi sono spesso sentito un po’ perso e triste, ma credo che succeda a tutti coloro che vivono il gioco del calcio come me.
Mi sono confrontato con amici e colleghi sul da farsi, su come affrontare questa “malinconica” impossibilità di essere se stessi, ho seguito webinar a non finire, finendo per non trovarli nemmeno più interessanti, ripetitivi, alcuni anche inutili, in pratica una overdose di cultura calcistica … già, perché il troppo è troppo e rischia di fare peggio.
Poi, dopo mesi, arrivano le direttive della Federazione ma … non ci si capisce niente, perché da un lato sembrerebbe di vedere la luce all’orizzonte e di poter tornare a breve alla normalità, dall’altra tutta una serie di paure, di non volersi prendere certe responsabilità, al contrario troppe responsabilità sulle società sportive, portano ad un ingessamento di tutta la filiera dal settore giovanile fino ai dilettanti e questo fa male a tutti, anche a chi non vive il calcio perché gli tocca sopportare sofferenze e mugugni di chi invece lo vive come forte passione.
Restiamo in attesa di tornare ad essere noi stessi nella speranza che la lungimiranza, di chi deve decidere, prenda il sopravvento sulla paura incondizionata di ogni cosa.