Un anno denso di imprevisti, sofferenze, dispiaceri e anche qualche soddisfazione, ma stavolta niente soddisfazione.
Abbiamo pagato caro un imprevisto, l’infortunio ad un nostro compagno di squadra, importante perché un po’ un riferimento per tutti, il più esperto del gruppo che oltre tutto dopo 10 minuti ci ha portato in vantaggio. 0-1.
Trascorrono 5 minuti. Atterra male e … crack … il ginocchio destro va a farsi benedire.
Sofferenza, ambulanza e shock dei compagni, che invece di reagire sono rimasti sopraffatti e a fine primo tempo eravamo già sotto 4-1.
Un disastro più umano che calcistico.
La cosa che mi ha fatto più male è stato vederli non saper cosa fare, annaspare, fare errori assurdi per disattenzione, mancanza di quella concentrazione che si è allontanata dal campo insieme all’ambulanza che ha portato Hamza al Pronto Soccorso.
Non sapevo come affrontare la situazione con i ragazzi, quindi sono stato semplicemente me stesso.
Negli spogliatoi ai ragazzi ho spiegato bene il mio pensiero, quello che mi sentivo dentro, quello che non vedevo nei loro occhi e che invece avrebbe voluto vedere proprio chi ha dovuto abbandonare il campo. Non sono stato tenero o affettuoso, ero incazzato, incattivito per l’accaduto, perché so cosa vuol dire farsi male in partita e dover abbandonare con tutte le paure del caso, perché non vedevo la reazione ma già il destino della partita e dovevo trovare il modo di ridare fiducia ai ragazzi per giocare tutto un secondo tempo di 45 minuti in modo che non fosse una sofferenza ma ci fosse uno scopo, uno stimolo a fare qualcosa.
Sapevo che ormai la partita era andata, ma volevo vedere da parte loro una reazione.
Non so se sono state le mie parole, ma sono entrati con un piglio diverso, comunque ancora sbarellati, ma hanno dato tutto.
La foga porta confusione e la stanchezza ha fatto peggio, ma almeno ho visto che ci hanno messo tutti l’anima.
Non è servito per il risultato, ma almeno non hanno potuto recriminare sull’impegno.
Resta il fatto che ci si innervosisce troppo, si parla continuamente e si finisce sempre per cercare un colpevole che guarda caso è sempre qualcun altro. Non va bene.
Il problema è stato non saper affrontare e gestire l’imprevisto.
Non è facile farlo e nemmeno scontato che si riesca, ma non provarci nemmeno è l’unica colpa. Lucidità e compattezza, questi sono gli elementi fondamentali, e aggiungerei anche passione, perché senza non si fa niente.
Ora bisogna solo rialzarsi, guardare avanti, essere propositivi e positivi.
Non si finisce mai di crescere e imparare.
Vale per i ragazzi quanto per me.