LAVORI IN CORSO

Quando pensi di aver trovato la quadra è invece all’improvviso non gira niente, ti sembra improvvisamente di scalare una montagna su una parete verticale indossando le espadrillas.
Un po’ sconfortante.
I ragazzi cominciano a dire cosa sarebbe meglio, cosa è peggio, chi fa bene, chi fa male e anche che porta sfortuna.
Faccio fatica a rispondere a queste affermazioni, in primis perché non ne azzeccano una e in secondo luogo perché non hanno capito quale sia il problema vero.
Purtroppo si continua sulla strada di dare la colpa a qualcuno invece di capire dove bisogna migliorare, concentrarsi, trovare la soluzione che fino ad ora è mancata, ma è più semplice dire che è colpa di uno o due che sbagliano sempre, che non si impegnano e cose del genere.
D’altra parte ognuno ha il suo ruolo per un motivo.
Sicuramente paghiamo errori che ci hanno un po’ tagliato le gambe e hanno pesato fortemente sul morale durante le partite, ma non abbiamo ancora capito che bisogna reagire, con lucidità e intelligenza.
Non che sia facile, ma al momento quella è la strada da intraprendere.
Chi sbaglia e chi fa fatica lo sa, se ne rende conto, e dargli addosso non è certo utile a ridare coraggio e tanto meno al clima in squadra, anche se capisco l’istinto del giocatore che di fronte ad una sconfitta deve aggrapparsi a qualcosa.
E’ chiaro che non si finisce mai di imparare e questo vale per i ragazzi quanto per me.
Continuiamo sulla strada della ricerca di una soluzione e soprattutto di migliore gestione dei propri sentimenti prima, durante e dopo la gara.
In allenamento ci si deve allenare, sia tecnicamente che con l’atteggiamento, per ciò che si dovrà fare in partita.
Se non sei serio in allenamento non lo sarai in partita.
Se non ti impegni in allenamento non lo farai in partita.
Se non cerchi di fare la cosa giusta in allenamento non lo farai in partita.
Se non porti rispetto per i compagni in allenamento non lo farai nemmeno in partita.
Insomma, ci si allena per la partita. Tanto banale quanto scontato, ma ce ne dimentichiamo anche troppo facilmente e poi si finisce sempre a tarallucci e vino.
A me invece girano i “cabasisi” (Montalbano Cit.).
Non è il mio modo di vedere il calcio agonistico, senza togliere che la componente divertimento deve esserci sempre.