Siamo arrivati per molte categorie dilettantistiche alla resa dei conti finale, quella dove si fa il punto della situazione e di come è andata la stagione sportiva.
Finiti i campionati ci sono ancora situazioni in bilico con scenari che vanno dalla retrocessione (o salvezza) alla promozione e facendo i conti con quello che è stato l’operato della stagione, che si tratti della società o dei ragazzi.
Tutto si concentra negli esiti finali della prima stagione tornata “completamente” alla normalità dopo più di due anni assurdi, ma che ora ci ripropone sensazioni che non ricordavamo più.
Si torna a parlare del problema degli arbitri, che purtroppo sono pochi e spesso messi nelle condizioni sbagliate per fare la loro parte, impreparati magari anche per certe categorie e bersagli di tutti, tifoserie e società sportive, la ma cui responsabilità dovrebbe ricadere principalmente sull’AIA e sui regolamenti.
Si torna a parlare della situazione dei campi, naturali o sintetici, ma soprattutto utilizzabili o inutilizzabili per la qualità e lo stato in cui si trovano, tanto da trovare più spesso conforto in campi naturali fantastici nei paesi fuori dalla metropoli al contrario di campi sintetici devastati perché costa troppo rifarli.
Si torna a parlare di tante cose ma restano indietro sempre le cose più importanti come IL CALCIO E I RAGAZZI.
Trovo sempre più importante la crescita prima umana e poi tecnica dei ragazzi nell’ambito di società sportive che ormai per lo più incarnano o sostituiscono l’oratorio che non esiste più nelle forme di 30/40 anni fa e serve un cambio di passo rispetto al passato.
I principi dovrebbero essere sempre quelli:
– divertirsi, sempre e comunque, senza limiti di età
– la tecnica si insegna giocando con i piccoli e man mano che crescono;
– la tattica va dimenticata fino almeno all’agonismo e comunque non è il centro dell’insegnamento del gioco del calcio;
Oggi ci si trova ad allenare in società impreparate, disorganizzate e senza competenze, dove non è chiaro come si debba lavorare per formare e far crescere i ragazzi nel calcio, ma credo che spesso non sia quello il loro obbiettivo.
Rimane ora comunque la speranza che il futuro porti tutti a capire e ad agire di conseguenza anche per il bene di questo sport che amiamo tutti.