Non si finisce mai di imparare, anzi, il campo è la scuola, l’università di giocatori e allenatori.
Già, anche gli allenatori imparano tutti i giorni qualcosa di nuovo e mi infastidisce chi vuole fare il “so tutto io” perché oltre ad arrogante e presuntuoso, è anche limitativo e limitante.
Mi sono trovato ad osservare con i miei ragazzi alcuni dettagli dell’ultima partita giocata e dei relativi errori e, passando da un’aspetto ad un altro, mi è uscita una definizione tanto semplice e logica che in realtà non avevo mai approfondita e mi ha permesso di tirare fuori, al momento, una mia riflessione che oserei dire è stata “istantanea”, l’ho imparata io stesso in quel momento. Mi sono sentito quasi un “saggio” e invece ero uno degli alunni sul campo.
Cos’è un passaggio?
Mi sono appoggiato ad una definizione di geometria: il segmento.
Come il segmento, il passaggio è quel gesto per cui la palla va da un giocatore A ad un giocatore B.
Bene, mi sono reso conto dicendolo che non era tutto lì e ho esternato il mio sentimento per questo gesto tecnico tanto banale quanto delicato e fondamentale.
Nel passaggio sono per forza coinvolti due giocatori, chi la da e chi la riceve … e gli altri cosa fanno?
Parlando degli avversari, questi trascorrono il non possesso alla ricerca di “fregarti” la palla, quindi su questo è molto semplice, lo si sa e ci si organizza a riguardo.
Ma parlando di noi?
Sai, in un passaggio bisogna che i due attori principali siano determinati, decisi, attenti a dare la palla nel modo migliore al compagno e allo stesso tempo a controllare quella che si riceve senza farsela portare via. Ma non può essere tutto qui.
Gli altri compagni cosa fanno? Aspettano? Cosa? O fanno qualcosa?
E lì mi sono lanciato lungo il mio pensiero, quello in cui credo, quello che mi fa dire “se vedo un mio giocatore fermo sui due piedi senza fare un passo, senza muoversi, lo cambio”. Certo, perché se sono senza il possesso continuo a seguire il gioco, cosa succede, mi tengo pronto e reattivo per fare qualcosa, qualunque cosa sia indispensabile per aiutare compagni e squadra.
Quindi tra i giocatori della squadra che ha il possesso, in un passaggio stanno attenti in 11 e non solo in 2 coinvolti direttamente, perché tutto può succedere e bisogna essere pronti anche al passaggio successivo e all’intervento dell’avversario.
Banalissimo, direte “ma cosa ci sta raccontando questo qua, questa è l’ABC. Crede che siamo cretini?”. Assolutamente no, non mi permetterei mai, ma siamo veramente convinti che i ragazzi siano consapevoli di tutto questo? Invece giocano per divertirsi, sacro santo, si chiama “gioco” del Calcio e quindi ci si deve divertire, ma bisogna anche essere consapevoli di certe cose, perché il solo istinto non basta.
In Italia siamo tutti allenatori, ce lo diciamo sempre, e facilmente si criticano gli altri allenatori, quelli che lo fanno veramente, su argomenti anche molto complicati, ma se chiedi a qualcuno cos’è un passaggio ti guarda, ride o sorride e se non ti spara una stupidaggine per prenderti in giro o scherzare, ti dice al massimo che si tratta di dare la palla ad un compagno.
Invece in campo il passaggio è qualcosa di fondamentale, perché crea il gioco, il dialogo tra compagni di squadra, il mezzo per muoversi e cercare soluzioni, portare l’azione da una parte all’altra del campo, salvarsi dall’attacco degli avversari, mettere un proprio compagno nella condizione di tirare per segnare… insomma … è forse il gesto più importante di tutti … ma non viene mai insegnato, capito, approfondito e pensiamo tutti di sapere di cosa si tratti.
Per me è uno degli argomenti più importanti.
Vedremo cosa imparerò a riguardo quest’anno.