Dove stiamo andando?

Siamo in un momento storico molto complicato, difficile da vivere e per sopravvivere alla situazione che si è andata a delineare per lo sport, per la scuola, per il lavoro e più in generale per la libertà personale e collettiva.
Una delle cose che mi ha fatto male in questi giorni è sentire uno dei miei ragazzi chiedermi “Mister, ma lunedì ci alleniamo, vero?” e di dovergli rispondere negativamente in attesa degli sviluppi politici sui divieti.
Fa male vedere la delusione sul suo volto e su quello degli altri ragazzi che scalpitano, hanno voglia di essere liberi di correre sul campo da calcio col pallone e soprattutto avrebbero voglia di giocarsela, di avere un campionato, uno scopo, un obbiettivo.
Il fatto di vedere comunque che i professionisti possono giocare e loro no è inspiegabile.
Mi auguro che le cose nel più breve tempo possibile cambino e si possa tornare rapidamente alla normalità.
Tutti ne abbiamo bisogno.